Martedì 11 dicembre dalle 9 alle 17:30, nell’Aula C del Chiostro di via D’Azeglio 85, si terrà il seminario formativo “Guerre, migrazioni forzate e informazione pubblica”, incentrato sull’approfondimento di problematiche legate ai conflitti contemporanei e ai flussi migratori.

Il seminario, ad ingresso libero, è organizzato dal Gruppo di lavoro dell’Ateneo di Parma per l’attuazione di iniziative a favore dell’integrazione dei rifugiati, dal Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali (DUSIC), dal corso di laurea in Giornalismo e cultura editoriale, dal CIAC – Centro Immigrazione, Asilo e Cooperazione Internazionale e dal Consorzio di Solidarietà Sociale con il sostegno di Fondazione Cariparma.

L’incontro sarà aperto da Diego Saglia, Direttore del DUSIC, Alessandro Chiesa di Fondazione Cariparma, Emilio Rossi, Presidente di Ciac onlus, e Fabio Faccini, Presidente del Consorzio Solidarietà Sociale.

Successivamente interverranno in qualità di relatori Hussain Shaban, giurista iracheno Vice-rettore dell’AUNOHR - Academic University College for Non-violence & Human Rights, Saad Kiwan, giornalista del quotidiano “Al-Arabi al-Jadid” e direttore del sito giornalistico Lebanesequora, Samia Kouider, sociologa e consulente internazionale per i diritti umani, Giovanni Rossi, Presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Adel Jabbar, sociologo e saggista nell'ambito della migrazione e formazione interculturale, Apollos Pedro, rifugiato nigeriano e operatore di Ciac Onlus, Chiara Marchetti, sociologa e docente dell’Università di Milano, Marcello Volta, giornalista di Ciac Onlus, e Marco Deriu, sociologo dell’Università di Parma.

I diversi contributi degli ospiti italiani e internazionali permetteranno di avere un quadro delle guerre, del terrorismo e della violazione dei diritti umani nel mondo, evidenziando le connessioni tra queste situazioni e il fenomeno delle migrazioni forzate. La mancanza di consapevolezza rispetto al regime sistematico di violenza e insicurezza che continua a riprodursi in diverse aree come il Medio Oriente o l’Africa sub-sahariana impedisce infatti la comprensione di questi fenomeni e diminuisce l’attenzione e la sensibilità verso i migranti e i rifugiati.

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